Presentata a Roma la Carta di Intenti per l’Innovazione

L’ Associazione Stati Generali dell’Innovazione (www.statigeneralinnovazione.it), nata ormai più di un anno fa e ad oggi rappresentante centinaia di realtà che operano nel settore dell’innovazione e della creatività, ha intrapreso diverse iniziative per supportare l’elaborazione di un piano strategico per l’innovazione, avviando un processo di partecipazione di tutti i cosiddetti stakeholder (politica, amministrazioni, imprese, università, centri di ricerca, terzo settore, privati cittadini), finalizzato alla costruzione di una agenda per il futuro dell’Italia. I provvedimenti in tema di Agenda Digitale approvati nella passata legislatura hanno rappresentato importanti passi avanti, ma è ancora sicuramente mancante un piano strategico organico e una trattazione più accurata di alcuni capitoli fondamentali (come ad esempio commercio elettronico, alfabetizzazione digitale).

Il 4 febbraio scorso, nella sede del CNR, società civile e candidati di tutte le aree politiche si sono incontrati per condividere e discutere la Carta di Intenti per l’innovazione dell’Italia (http://www.statigeneralinnovazione.it/wiki/index.php?title=Carta_d%27Intenti_per_l%27Innovazione), elaborata sulla piattaforma aperta Wiki e presentata dalla Associazione, con un focus specifico sull’indicazione delle priorità programmatiche per le politiche dell’innovazione sulle quali si chiede a chi si candida al Governo del Paese l’impegno a sostenerle.

La Carta di Intenti contiene dieci priorità (+una) per l’Innovazione del Sistema Paese:

1. Definire e mettere in atto un Piano strategico per l’innovazione

2. Realizzare un programma nazionale per l’alfabetizzazione digitale sul quale focalizzare il sistema educativo nella sua interezza.

3. Porre la Scuola al centro come luogo di investimento e di creazione di valore.

4. Attuare l’Open Government nei processi decisionali.

5. Promuovere il commercio elettronico e lo sviluppo della cultura digitale delle piccole e medie imprese

6. Riconoscere l’accesso in banda larga come servizio universale con un approccio tecnologicamente neutrale e rispettando i principi della “net neutrality”, come ribaditi anche nell’Agenda Digitale Europea.

7. Ridurre le barriere all’ingresso del mercato delle telecomunicazioni e Realizzare il modello della “fibra dei cittadini”.

8. Cambiare il modello del lavoro, con un riconoscimento esplicito dell’Economia della Conoscenza e di conseguenza un adeguamento delle politiche del lavoro rivolte alle nuove forme di produzione del valore cognitivo (con modalità di lavoro in mobilità, smart working).

9. Sviluppare il mercato dell’open innovation, usando con attenzione le risorse che le Regioni possono mettere a disposizione delle imprese e curando la crescita della loro capacità di innovazione secondo un modello che valorizzi le specificità italiane.

10. Mettere in rete l’intera filiera dell’Innovazione – Università, Impresa, Credito, Territorio – per rendere possibile una politica economica centrata sull’ innovazione come motore della crescita.

11. Promuovere politiche dell’innovazione sensibili alle differenze, a partire da quelle di genere-e iniziative per colmare il digital divide di genere, per il supporto alle start up femminili, per aumentare la presenza di donne nei percorsi di studio e nelle carriere ICT, per una migliore sinergia tra innovazione sociale e innovazione strettamente tecnologica.

Il Convegno “Meglio Tardi che Mai: L’Agenda della Innovazione per il futuro dell’Italia” ospitato presso il CNR di Piazzale Aldo Moro, ha anche raggiunto lo scopo di lasciare un segno sui social media, tanto che l’hashtag #sginnovazione è stato regolarmente nei Twitter Trend Topics per tutta la durata dell’evento, ed è stato aperto da una tavola rotonda sull’analisi dello stato dell’Agenda Digitale a cui hanno partecipato: Rino Falcone (direttore ISTC-CNR, Istituto di Scienze e Tecnologie della Cognizione), Dino Bortolotto (Presidente Assoprovider); Antonello Busetto (Direttore Assinform); Carlo Flamment (Presidente Formez); Antonella Galdi (Responsabile Innovazione, ANCI); Domenico Laforenza (Direttore IIT-CNR, Istituto di Informatica e Telematica); Giovanni Menduni (Coordinatore Area Programmazione, Sostenibilità, Innovazione Comune di Firenze); Antonio Naddeo (Capo Dipartimento Funzione Pubblica, MiPA); Agostino Ragosa (Direttore Agenzia per l’Italia Digitale); Edoardo Zanchini (Vicepresidente Legambiente).

I prossimi passi prevedono da una parte l’approfondimento dei punti programmatici in vere e proprie iniziative legislative e progetti concreti, dall’altra l’avvio, subito dopo le elezioni, di un percorso di confronto e collaborazione sistematico tra parlamentari e società civile sulle diverse proposte con le riunioni periodiche della Consulta Permanente dell’Innovazione.

Le priorità programmatiche per le politiche dell’innovazione si inquadrano peraltro perfettamente con la Strategia per l’Europa del 2020 ovvero una crescita intelligente, basare lo sviluppo economico sulla conoscenza e sull’innovazione, una crescita sostenibile, ovvero promuovere un’economia più efficiente, più verde e più competitiva e una crescita inclusiva, ovvero promuovere un’economia che consenta un alto tasso di occupazione e favorisca la coesione sia tra le persone sia tra i territori.

Per la realizzazione di tali priorità occorre realizzare azioni su cinque temi specifici quali:

– lavoro: raggiungere l’occupabilità nel 75% delle persone tra i 20 e i 64 anni;

– ricerca e sviluppo: ottenere un incremento degli investimenti in ricerca e sviluppo al 3% del PIL;

– ambiente: ridurre l’effetto dei gas effetto serra almeno del 20% rispetto ai livelli del 1990, incrementare la quota delle fonti di energia rinnovabili al 20% del consumo finale di energia e ottenere un miglioramento del 20% dell’efficienza energetica;

– istruzione: ridurre gli abbandoni scolastici al di sotto del 10% e ottenere l’aumento al 40% dei 30-34enni con un’istruzione universitaria;

– povertà: liberare almeno 20 milioni di persone dal rischio di povertà e di esclusione.

Una proposta di politica strategica dell’innovazione parte anche dal tratteggiare la nuova Italia che vorremmo vedere uscire dalle prossime elezioni:

a. semplice, grazie alla possibilità di usufruire di servizi costruiti secondo le esigenze dei cittadini e della collettività

b. sostenibile, grazie allo sviluppo equilibrato delle diverse componenti (sviluppo economico, rispetto per l’ambiente, equità sociale, differenze culturali, cura delle esigenze della persona); c. sicura, anche grazie ad un rispettoso utilizzo dei nuovi strumenti a disposizione, con l’intento di una prevenzione individuale, collettiva e ambientale;

d. consapevole, così da costruire un terreno fertile per lo sviluppo del merito e della conoscenza, grazie all’innovazione del sistema educativo e culturale in tutte le sue componenti (formazione, scuola, comunicazione);

e. competitiva, grazie ad una politica industriale organica che sfrutti le nuove tecnologie per valorizzare gli asset principali del nostro Paese (territorio, clima, beni culturali, creatività, stile, esperienza artigiana) e si proponga di mettere al centro del processo non più il consumo di soluzioni altrui ma l’elaborazione e l’ingegnerizzazione autonoma di modelli tecnologici propri.

f. inclusiva, che come risultato massimo della consapevolezza costruisca gli elementi vitali di una nuova democrazia digitale basata sulla multiculturalità, l’integrazione, la valorizzazione delle differenze (non ultime quelle di genere), la progettazione partecipata.

Alla Carta d’intenti per l’Innovazione hanno aderito al momento circa cento candidati (la formazione della lista è ancora in progress) alle politiche e alle amministrative, tra cui capilista e candidati a governatore. L’impegno di tutti è di sostenere le priorità programmatiche della Carta.

Per diffondere le dieci priorità programmatiche della Carta d’Intenti per l’Innovazione l’Associazione ha anche deciso di accettare di intervenire nei diversi convegni che si terranno fino alle elezioni, in modo da affermarne la strategicità e ampliarne la condivisione sia tra i futuri parlamentari e consiglieri regionali sia tra tutti gli altri cittadini.

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