Trasformazione digitale: l’impatto su società, processi e sicurezza. Un resoconto dal convegno "Algoritmi, Sovranità, Democrazia…”

“Il digitale nelle nostre vite ha un ruolo totalizzante ed è destinato a crescere in modo esponenziale, al pari della quantità dei dati scambiati. Un valore immenso che non sfugge a nessuno – come dimostrano anche le recenti cronache (tra cui il caso Cambridge Analytica) – e con la presenza totalizzante di Internet in ogni oggetto (IoT – Internet of the things). L’inconscio digitale (indotto da uno sfruttamento, spesso inconsapevole, delle informazioni raccolte e categorizzate con una meticolosa profilatura) è una realtà con la quale siamo chiamati a confrontarci. Cyberwarfare e cybersecurity parole che diventeranno familiari. Gdpr un acronimo sconosciuto, ma presenza rassicurante di qui a pochi mesi. Quali tutele? E la natura ageografica dei luoghi digitali in cui vengono conservate le nostre informazioni quale effettività di tutela può garantire in un contesto transfrontaliero?”

Questa la presentazione dell’interessante evento tenutosi a Napoli il 4 aprile scorso. Su dette tematiche (sintetizzate nell’evocativo titolo del Convegno: "Algoritmi, Sovranità, Democrazia tra i big data di Facebook. Gli Algoritmi di Cambridge Analytica e le previsioni di Homeland") si sono confrontati, alla presenza di un attento e qualificato pubblico, Alessandro Biamonte (avvocato cassazionista, esperto di digital innovation e nuove tecnologie, docente universitario), Mauro Calise (noto Politologo e docente universitario di Scienza Politica presso l’Università Federico II di Napoli), Gianfranco Nappi, Direttore editoriale di Infiniti Mondi, Michele Mezza (giornalista RAI, pioniere di Rainews 24, esperto di digitale, docente universitario di Sociologia delle Culture Digitali), Giorgio Ventre (Direttore Scientifico della iOS Developer Academy, creata dalla Federico II in collaborazione con Apple, Direttore del Dipartimento di Ingegneria Elettrica e delle Tecnologie dell’Informazione dell’Università degli studi di Napoli Federico II, Ordinario di Reti di Calcolatori presso l’Università degli Studi di Napoli Federico II, nonché docente di Web e Nuove Tecnologie presso l’Università Suor Orsola Benincasa di Napoli), Enrica Amaturo (Docente di Metodologia e Tecnica della Ricerca Sociale, nonché Preside della Facoltà di Sociologia dell’Università degli Studi di Napoli Federico II).

L’incipit della riflessione ha preso le mosse da un dilemma: "Algoritmi di libertà: tautologia od ossimoro"? Un’idea non molto dissimile da quella che il calcolo sia una via per la liberazione, come nel pensiero di Olivetti: "Attraverso la moltiplicazione di sempre più complessi ed esatti apparati di automazione, l’elettronica sta avviando l’uomo verso una nuova condizione di libertà e di conquiste. Sottratto alla più faticosa routine, dotato di strumenti di previsione, di elaborazione e di ordinamento, prima inimmaginabili, il responsabile di qualsiasi attività tecnica, produttiva, scientifica, può ora proporsi nuove, amplissime prospettive. La conoscenza sicura, istantanea e praticamentee illimitata dei dati, l’immediata elaborazione degli stessi, la verifica delle più varie e complesse ipotesi, consentono oggi di raggiungere obbiettivi teorici e pratici che fino a ieri sarebbe stato assurdi proporsi, e di dirigere e reggere con visione netta e l’intana le attività più diverse".

La profezia di Adriano Olivetti può dirsi realizzata? Oppure incombono ombre sul futuro come un immenso buco nero, alla vigilia di importanti scadenze normative (Regolamento GDPR 2016/679 e recepimento della direttiva NIS n. 2016/1148) che rendono manifesta l’esigenza imprescindibile di forme di tutela del dato, vera estrinsecazione del nostro disvelarsi?

Agli inizi del terzo millennio la rete sembrava, da un lato, una eccentricità e, dall’altro, una opportunità non opportunamente svelata e il campo delle decisioni strategiche sulla strategia tecnologica fu lasciato libero a chi aveva risorse e capacità, ma anche fini. Facebook e Google furono in prima fila nel perseguire i propri scopi e oggi sono controparti di inediti conflitti (non certo la provvidenza che automaticamente cambia il mondo). Scrive Manuel Castellls, "Internet traduce la cultura della libertà nella pratica dell’autonomia. E’ a sua genetica culturale che imprime questo indissolubile marchio nella sua organizzazione che nessun monopolio potrà addomesticare".

Sulla scena della nostra vita incombe la potenza di calcolo, quel sistema razionale che ha sostituito la tradizionale disposizione dei saperi elaborata negli ultimi due millenni di esperienza umana. Un nuovo orizzonte, che si sintetizza nella efficace definizione degli alogoritmi: "La vita è numero, ma è anche conflitto". Dunque il numero può esssere conflitto? E’ questo il sillogismo da focalizzare.

Parafrasando Giulio Giorello, "Un algoritmo non è altro che una procedura sistematica di calcolo, più specificamente una sequenza di istruzioni non ambigue che muovono da un problema e ne costruiscono la soluzione in modo univoco (ovvero "deterministico") in un numero finito di passi".

Chi scrive l’algoritmo? E gli algoritmi sempre più complessi divengono espressione, sempre, di una logica subdola di dominio che sottrae spazi di libertà allo spontaneo dispiegarsi delle scelte sociali e politiche?

La contraddizione potrebbe rivelarsi evidente: una e sola è la soluzione per ogni problema cui si applica un algoritmo. Non è vero: nessuna soluzione per nessun problema avrà la pretesa di essere unica. Se ciò avviene, vuol dire che si vuole instaurare un nuovo dominio. Libertà, dunque, a condizione che tali caratteristiche – non ambiguità, univocità (determinismo), finitezza – non sono doni elargiti dal cielo, ma faticose conquiste progressive: problema per problema, formula per formula, calcolo per calcolo. Ed è su questa strada che, in un collettivo approccio consapevole, bisogna incamminarsi.

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