Cooperazione, solo il 22% delle risorse va ai paesi prioritari

Nel documento ufficiale di programmazione 2015-2017 sono indicate le aree geografiche a cui dare una precedenza di intervento. Tuttavia, se si verifica l’uso effettivo delle risorse pubbliche, emerge uno scostamento tra intenti e realtà. Vediamo i dati in dettaglio.

La legge 125/2014, che ha riformato la materia della cooperazione pubblica allo sviluppo, prevede l’adozione di un documento triennale di programmazione e di indirizzo delle politiche, in cui vengono dichiarate le priorità e gli obiettivi per le amministrazioni che si occupano di cooperazione.

Nella prefazione del documento di programmazione 2015-2017 il presidente del consiglio Matteo Renzi scrive: «La sua approvazione da parte del consiglio dei ministri ne eleva significativamente il ruolo definendo – in uno spirito di coordinamento e indirizzo comune – la visione strategica del sistema italiano di cooperazione». Parole che ribadiscono l’ufficialità dell’impegno preso e la formalità dei vincoli. Che dunque, a maggior ragione, vale la pena verificare.

In effetti nella programmazione 2015-2017 sono indicati i paesi su cui formalmente viene stabilita una priorità di intervento attraverso le risorse della cooperazione pubblica italiana. Ai 20 paesi definiti come prioritari nel documento ufficiale, in concreto lo scorso anno è stato destinato in tutto il 22,26% delle risorse a disposizione. Un dato, questo, che mette in evidenza un certo scostamento tra intenti e realtà, tanto più se si osserva che nella classifica di tutti i paesi che hanno ricevuto risorse, si notano posizioni abbastanza alte di nazioni come l’India e l’Ecuador che, pur non essendo inseriti tra i paesi prioritari, superano 9 dei paesi che secondo la programmazione avrebbero invece una precedenza.

Inoltre, sul totale delle risorse la fetta maggiore e quella che non esce dall’Italia. Infatti la classifica per area geografica mostra che il 64,11% delle risorse bilaterali è stato destinato a paesi non specificati. In questa voce rientrano i fondi spesi per i rifugiati nel paese donatore, in questo caso l’Italia. Eppure di tutto ciò la programmazione ufficiale non fa menzione.

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