Etica nella comunicazione: focus dell’Ordine dei Giornalisti della Lombardia

L’etica, nella professione giornalistica e nella comunicazione, è stata al centro del convegno "Il Futuro del Giornalismo. Etica e Professione" organizzato per il terzo anno dall’Ordine dei Giornalisti della Lombardia e svoltosi lo scorso 6 ottobre presso l’Università degli Studi di Milano.

Al cuore del dibattito, i dati presentati da Enrico Finzi, Presidente di AstraRicerche, sul tema dell’etica del giornalismo, cioè dei principi morali che dovrebbero presiedere all’attività giornalistica e su cui si sono confrontati operatori del settore, con il moderatore Walter Passerini, Vicedirettore della Scuola di Giornalismo "Walter Tobagi" dell’Università Statale di Milano/Ifg.

L’indagine demoscopica svolta da AstraRicerche su un campione di giornalisti (della Lombardia e del Veneto) e di cittadini (intervistati via Web) indica quali sono i "Comportamenti importanti per un giornalismo etico": evitare di fornire informazioni false o inesatte; verificare la verità dei fatti citati col massimo di accuratezza; evitare di discriminare le persone, le organizzazioni, sulla base del genere/sesso, dell’età, dell’etnia, della religione, delle opinioni politiche, dello stato di salute.

Quanto alla "La diffusione dei comportamenti propri del giornalismo etico in Italia", ai primi tre posti, per rilevanza: evitare di rendere individuabili, di citare il nome dei soggetti ‘protetti’, come i minorenni, evitare le discriminazioni, rispettare le leggi riguardanti l’informazione. L’indice di diffusione è però risultato basso – nullo per il 53,7%, medio per il 29,8% e alto per il 16,5% del campione. Nella classifica per "Grado di eticità di alcuni soggetti", i cittadini mettono al primo posto Internet, seguito dalla radio, mentre la televisione pubblica e privata solo all’ultimo posto.

Voti insufficienti per giornalisti, editori, investitori pubblicitari, istituzioni pubbliche, pubblicitari, addetti e agenzie di relazioni pubbliche. Per gli intervistati, i "Soggetti che difendono l’etica del giornalismo in Italia" sono, al primo posto, l’Ordine dei Giornalisti e a seguire la coscienza dei singoli giornalisti. Le "Azioni per accrescere l’etica del giornalismo" sono state individuate in: applicare seriamente le norme che già esistono, sospendere le sovvenzioni a quelle testate che non hanno comportamenti etici e formare meglio i futuri giornalisti sembrano gli strumenti favoriti nell’opinione sondata.

Se la maggior parte degli Italiani vede un grave deficit etico nei mezzi di comunicazione, il quadro è a tinte più fosche nell’opinione dei giornalisti. Su entrambi i versanti è emersa un’ampia sensibilità sul tema dell’etica, una forte domanda di informazione di qualità il cui valore e la cui utilità continuano ad essere riconosciuti dal pubblico.

A commento dei dati, la Presidente dell’Ordine dei Giornalisti della Lombardia, Letizia Gonzales, ha richiamato l’attenzione sulla libertà e sui doveri dell’informazione, "responsabilità del sistema e senso di responsabilità dei professionisti", sul ruolo della stampa "essere i cani da guardia della democrazia è il nostro mestiere e continueremo a batterci perché il diritto di sapere dei cittadini venga salvaguardato" e sui doveri da rispettare nel modo di fare informazione, perché si tratta di un mestiere che implica "una grande responsabilità sociale, quella di comunicare verità scomode e di dare enfasi o meno ad alcune notizie. Senza libera stampa non c’è e non può esserci uno sviluppo etico del Paese. La stampa rappresenta il profilo di un Paese e merita rispetto, anche se è necessario esercitare su noi stessi quell’esercizio di critica che rivolgiamo ai fatti e ai protagonisti della realtà". Letizia Gonzales si è soffermata sulla richiesta di qualità dell’informazione espressa dai lettori, specie in un periodo in cui "la necessità di vendere ha innestato un modo di fare informazione basato sulla spettacolarizzazione, sulla prassi di offrire ai lettori un’orgia di dettagli personali a scapito della privacy".

Roberto Napoletano, Direttore de Il Sole 24 Ore, ha invitato ad utilizzare un linguaggio più semplice, per favorire la comprensione del lettore anche su argomenti sconosciuti, svolgendo la funzione etica "che consente a chiunque di essere informato e nello stesso tempo il giornale assolve al suo compito istituzionale di informare rendendo accessibili temi anche particolarmente specialistici". Ogni giornalista poi dovrebbe essere inflessibile nel proprio settore di specializzazione, comprendendo il valore potenziale di una notizia per il lettore e con il coraggio di non pubblicarla se non riveste rilevanza pur disattendendo le aspettative di investitori e pubblicitari. Anche le notizie economiche, "da manovrare con cura", non sono esentate "dall’obbligo di essere riportate con estrema chiarezza e senza fare sconti a nessun governo di qualunque colore esso sia".

Marco Tarquinio, Direttore di Avvenire, ha spostato lo sguardo sulla persona umana e i suoi diritti inviolabili: "c’è una deontologia e c’è un’etica. L’etica consiste nel riconoscere le priorità, la deontologia nel farlo in un certo modo. Io questo non lo scrivo in proclami o in dichiarazioni di intenti ma lo metto in pratica, nel giornale che faccio. […] Lo faccio decidendo di non pubblicare le intercettazioni. E lo faccio decidendo di rifiutare la pubblicità quando è truffaldina e mal fatta. Quest’ultima è una libertà, certo. Ma pagata a caro prezzo, al prezzo, ad esempio, di non fare ancora un giornale full color. Ho preferito “regolarizzare” 8 colleghi giovani. E anche questo è guardare alla persona". Un editore che non interferisce, opinioni accanto ai fatti e verifica dei fatti, uno sguardo concentrato sul mondo giovanile sono tra i tratti distintivi di Avvenire.

Il punto di vista dell’editore è stato esposto dal Prof. Pier Gaetano Marchetti, Presidente di Rcs Mediagroup: un editore non può dettare principi etici ma creare un "circolo virtuoso di comportamenti corretti". Un ruolo, quello dell’editore, reso più difficile oggi dalla crisi economica che può far cedere alla tentazione di "un giornalismo che occulta la pubblicità". Una tentazione cui Marchetti non cede ritenendo che "le imprese intelligenti devono ambire a fare informazione su giornali di qualità e ammiccare all’utente pubblicitario non è un elemento di forza, nemmeno per quell’utente che si ritroverebbe a fare pubblicità su un giornale che non ha credito".

Anna Maria Testa, pubblicitaria e docente alla Università Bocconi, ha descritto il mondo della pubblicità, in cui si muovono diversi attori quali marketing, pubbliche relazioni, uffici stampa, management delle agenzie: un mondo "non proprio felicissimo, che sta producendo una comunicazione sempre più omogeneizzata", che ha perso eleganza e humour rispetto agli anni ’70, che è "poco noto al mondo del giornalismo, che lo vive male, come un fatto stupido e intrusivo"; Testa ha sottolineato che ora il settore sta iniziando "ad assumersi responsabilità". Ad esempio, con l’iniziativa dell’Art Director’s Club Italiano, che ha pubblicato un manifesto deontologico da cui emerge la presa di consapevolezza del proprio ruolo. Testa ha auspicato anche una collaborazione tra pubblicità e giornalismo, partendo da una chiara divisione di spazi per arrivare a ridare senso alla parola e al linguaggio.

Il convegno ha rimandato l’immagine di una situazione non facile nel giornalismo italiano, ma anche dell’importanza che l’informazione continua a rivestire e lascia una ricetta fatta di etica, di deontologia e buone prassi per superare la diffidenza dell’opinione pubblica. Un interessante spunto di riflessione per chiunque faccia informazione, dalla carta al web, per trovare linee guida che aumentino il valore della comunicazione.

Gli atti del convegno e i risultati delle ricerche demoscopiche sono disponibili sul sito dell’Ordine, all’indirizzo:

http://www.odg.mi.it

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