Il parlamento russo approva il “Right To Be Forgotten” nei motori di ricerca

In tempi di dibattiti sulla privacy, la risposta che arriva dal parlamento russo è sancita dalla recente approvazione  della legge “Right to be Forgotten”( il diritto all’oblio su internet), un decreto che permette a qualunque cittadino che lo richieda, di rimuovere i link e le correlate informazioni dai motori di ricerca qualora siano considerate obsolete, irrilevanti o inaffidabili e violino la legislazione. Se verrà firmata dal presidente Vladimir Putin, la legge entrerà in vigore nel 2016.

La proposta di legge sta ricevendo molte critiche essendo troppo radicale, lascia un margine di azione troppo ampio e incontrollato, rispetto alla già ampiamente criticata legge analoga europea, molti temono che dietro la causa della privacy si nascondi la censura e il pericolo che vengano insabbiate molte informazioni negative e scottanti. Di male in peggio dunque.

La legge russa non richiede che i collegamenti effettivi siano identificati e comprovati previa rimozione, ma prevede con troppa semplicità che le persone abbiano la possibilità di opporsi al contenuto espresso dalle Serp(Search Engine Result Page) e in generale avanzare la richieste ai motori di ricerca affinché ci si adoperi in un modo o nell’altro nella rimozione dei contenuti incriminati. La bozza di legge, inoltre, prevede che vengano rimossi i link solamente dal motore di ricerca non dai siti di hosting.

Richiedendo la rimozione dei contenuti ritenuti "inaffidabili" , "in violazione della legge" o "non più rilevanti", si presenta il rischio potenziale che qualsiasi informazione di età superiore ai tre anni, anche se precisa, possa essere rimossa.

Il più grande motore di ricerca in Russia, Yandex, già da un po’ sta contestando la proposta di legge ancora in fase preventiva, tutt’oggi nonostante vi siano stati degli aggiustamenti continua a manifestarne il proprio dissenso:

“I nostri tentativi di introdurre alcune modifiche fondamentali a questo disegno di legge sono stati purtroppo senza successo”.

“La nostra causa ha sempre sostenuto che un motore di ricerca non può assumere il ruolo di un organismo regolatore ed agire come corte costituzionale o come un’agenzia volta all’applicazione della legge”.

“Crediamo che il controllo delle informazioni non dovrebbe limitare l’accesso alle informazioni che servono l’interesse pubblico. L’interesse privato e l’interesse pubblico dovrebbe coesistere in equilibrio”.

Google non sembra aver dato ancora nessuna esternazione pubblica a tal proposito. Staremo a vedere. Nel frattempo, se questa legge verrà firmata da Putin, prenderà tutti gli effetti dal 1 gennaio 2016. Non è ancora chiaro se la legge preveda che le richieste di rimozione avvengano a livello mondiale, per tutte le persone, oppure solamente all’interno dei confini russi. 

 

 

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