Il primo FORUM Annuale sull’Agenda Digitale Italiana

#Internet cambia l’Italia. Ecco l’hash tag per tweettare (in pieno stile New Digital!) del primo evento annuale sull’Agenda Digitale Italiana, organizzato da Confindustria Digitale, la nuova Federazione delle imprese dell’ ICT, in collaborazione con Forum PA e di fatto sponsorizzato dai principali operatori telecomunicazioni (3, WIND, Telecom Italia, Fastweb, Vodafone), tenutosi lo scorso 11 aprile presso la Sala Sinopoli dell’Auditorium di Roma.

Sono passati circa due mesi dalla costituzione della ormai arcinota cabina di regia interministeriale sulla Agenda Digitale Italiana articolata nei sei assi: Infrastrutture e sicurezza, coordinato dal Mise, E-Commerce, coordinato dal Mise e dal Dipartimento per l’Editoria della Presidenza del Consiglio dei ministri, E-government e Open data, coordinato da Miur e Mfp; Alfabetizzazione informatica, coordinato da Miur e Mfp; Ricerca e investimenti, coordinato da Miur e Mise; Smart Communities, coordinato da Miur e Ministero della Coesione.

Ricordando gli obiettivi strategici dell’Agenda Digitale europea secondo cui:

· Entro il 2015, il 50% della popolazione europea dovrà poter fare shopping online. Il 20% deve poter utilizzare anche servizi online transnazionali.

· Entro il 2015 uso regolare di Internet esteso dal 60 al 75% della popolazione e, nel caso di aree a digital divide, dal 41 al 60%.

· Entro il 2015 riduzione del 50% della popolazione che non ha mai usato Internet (dal 30 al 15%).

· Entro il 2015, metà della popolazione europea dovrà poter utilizzare servizi pubblici online. Oltre la metà di questi dovranno ricevere risposta via Internet.

· Entro il 2020, gli Stati membri dovranno aver raddoppiato gli investimenti in ricerca e sviluppo Ict per un complesso di 11 miliardi.

La cabina di regia sta già lavorando su una roadmap e alcuni spunti di provvedimenti che potrebbero finire nel decreto di giugno prossimo, mentre entro la prima settimana di maggio dovranno esser censite tutte le attività in corso e stilati nuovi progetti operativi. Una ipotesi per la garanzia della diffusione della banda larga di base entro il 2013, estendendo a tutti i 30 megabit e al 50 per cento i 100 megabit entro il 2020, potrebbe essere quella di utilizzare fondi europei, a partire da quelli già assegnati e inutilizzati dalle Regioni, e i finanziamenti che potrebbero arrivare anche dalla Cassa Depositi e Prestiti. Resterebbero ancora da superare i vincoli posti da Telecom Italia, proprietaria della rete, visto che i tentativi del governo precedente non sono andati a buon fine.

Per l’area ricerca e innovazione, si sta valutando una via più economica: ovvero quella di farsi promotore di iniziative private, dove il governo potrebbe diventare aggregatore di cordate che partecipino a bandi europei e prestare garanzie al credito che arrivi dalle banche ad aziende innovative. Non è ancora chiaro come il governo vorrà sostenere, invece, le start-up, che stanno avendo un ruolo sempre più cruciale nello scenario digitale italiano, vista anche la partecipazione all’evento di una delle iniziative italiane più importanti del settore delle start-up, ovvero la H-Farm di Riccardo Donadon.

Ma è passato del tempo anche dall’appello lanciato da molti intellettuali e personalità di spicco nel mondo digitale che chiedevano a tutte le forze politiche, nessuna esclusa, di impegnarsi a porre concretamente il tema digitale al centro del dibattito politico nazionale e che nel proprio sito www.agendadigitale.org già affermavano: “L’Italia affronta da tempo un ritardo, non solo economico, ma anche infrastrutturale e culturale, rispetto alle principali economie occidentali. Tale ritardo si sta ampliando. Abbiamo subito una perdita di competitività anche rispetto ai nostri principali partner europei. Tra il 1998 e il 2008 il costo del lavoro per unità di prodotto nel settore privato è aumentato del 24 per cento in Italia, del 15 in Francia; è diminuito in Germania. L’affermarsi della Digital & Networks Economics rende necessario affrontare trasformazioni radicali dei modelli di sviluppo. L’evoluzione tecnologica, infatti, determina gli sviluppi economici e sociali. Il XIX secolo è stato caratterizzato dalle macchine a vapore, il XX secolo dall’elettricità. Il XXI secolo è il secolo digitale; cultura, conoscenza e spirito innovativo sono i volani che proiettano nel futuro.”

All’incontro dell’11 aprile, oltre al presidente di Confindustria Digitale Stefano Parisi, sono intervenuti Neelie Kroes, Vice presidente della Commissione Europea con delega all’Agenda Digitale, i ministri dello Sviluppo economico Corrado Passera e dell’Istruzione Francesco Profumo, responsabili della Cabina di regia, Attilio Befera, direttore dell’Agenzia delle Entrate e Presidente Equitalia, Riccardo Donadon fondatore di H-Farm Ventures, Carlo Maccari, Assessore alla digitalizzazione della Regione Lombardi, Marco Polillo presidente di Confindustria Cultura Italia e il sindaco di Firenze Matteo Renzi.

“Il completo switch off verso il digitale della Pa – ha spiegato Parisi nel suo intervento- può contribuire all’azione di spending review, riducendo finalmente la spesa pubblica annua in modo strutturale e recuperando risorse per oltre 56 miliardi di euro. La maggior disponibilità di servizi pubblici e privati on line consentirebbe un risparmio di circa 2.000 euro l’anno a famiglia. Se le imprese italiane raddoppiassero gli investimenti in Ict, si avrebbe una crescita della produttività tra il 5 e il 10% , mentre se aumentassero solo dell’1% il loro fatturato estero attraverso le vendite on-line, le nostre esportazioni totali aumenterebbero dell’8% pareggiando il saldo import-export di beni e servizi. Se dunque, come sta accadendo nei principali paesi, lo sviluppo dell’Internet economy diventerà anche da noi il centro delle politiche per la crescita, il contributo all’aumento del Pil potrebbe essere dell’ordine del 4-5% nei prossimi tre anni”.

Parisi ha poi presentato Il piano di Confindustria Digitale per l’attuazione dell’Agenda digitale, su cinque assi d’intervento.

Sviluppo della domanda pubblica e privata di servizi on line: gli adempimenti dematerializzati devono diventare la regola e quelli allo sportello l’eccezione. Pubblica Amministrazione: switch-off Scuola e Sanità; Carta d’identità elettronica; banche dati pubbliche interoperabili e su cloud; obbligatorietà acquisti on line. Famiglie: Iva al 10% per acquisti on line su piattaforme che operano in Italia; Iva al 4% per contenuti editoriali on line. Imprese: detassazione parziale ricavi delle Pmi da e-commerce.

Investimenti infrastrutturali: nessun ricorso a fondi aggiuntivi. Occorre un quadro autorizzativo semplice e omogeneo per favorire gli investimenti nelle reti Tlc e l’impiego delle risorse già individuate dal Piano UltraBroadband del Ministero per lo Sviluppo Economico su aree in digital divide, a sostegno degli investimenti delle reti mobili a banda larga nei comuni con meno di 3.000 abitanti e della fibra ottica nei distretti industriali.

Ecosistema internet: l’obiettivo è lo sviluppo dell’offerta legale dei contenuti. Riforma del diritto d’autore, diffusione delle modalità di pagamento elettronico, tutela della privacy.

Creazione di un vero mercato di Venture capital: l’obiettivo è sostenere la nascita di giovani start-up internet italiane. Detrazione d’imposta per gli investimenti di fondi di venture capital nelle start up; creazione di un “exit market” con sgravi fiscali per le aziende che decidessero di acquisire start-up italiane o che abbiano sponsorizzato la nascita di incubatori o piattaforme di aggregazione di idee e iniziative imprenditoriali; creazione di un social network per la promozione delle start up.

Formazione dei lavoratori non nativi digitali: promuovere un grande piano di rioccupabilità legato agli skills ICT puntando ai fondi interprofessionali. Nel 2015 la Commissione Europea ha stimato che il 90% dei lavori richiederà skills Ict in tutti i settori. Ma in Italia meno del 10% delle ore di formazione viene dedicato a competenze digitali.

La conclusione dell’evento è stata poi affidata al Commissario Kroes, Vicepresidente della Commissione Europea, responsabile per l’Agenda Digitale che ha invitato a occuparsi non solo di infrastrutture ma anche di alfabetizzazione e servizi. “Il ritardo nello sviluppo della banda larga costa all’Italia tra l’1 e l’1,5% del Pil”, è stata la stima presentata da Neelie Kroes nel suo intervento dove ha anche sottolineato come «Il 41% degli italiani adulti non usa mai Internet». Tre le azioni essenziali per garantire che tutti traggano vantaggio dal digitale è quindi quella di investire fortemente nelle competenze digitali per garantire occupazione ai giovani e ai meno giovani, definire e completare il mercato unico digitale per evitare che chi vuole innovare e affermarsi a livello europeo sia vincolato da ben 27 sistemi legislativi diversi e investire nell’innovazione perché in quasi tutti i settori, dai trasporti al turismo alla televisione le tecnologie digitali saranno la chiave di volta del nuovo mondo economico.

Kroes nel suo intervento ha poi parlato dell’importanza di individuare i cosiddetti “Digital Champions” che possano agire da catalizzatori per tutte le tematiche del digitale per le Imprese, le Scuole, le Università e funzionare come ruote di trasmissione delle iniziative in ambito di Agenda Digitale.

Altri articoli dell'autore

Advertisment

Puoi leggere anche...

567FansLike
1,441FollowersFollow

Ultime notizie

Agroalimentare e la sua filiera

I lettori di Sentieri Digitali hanno avuto modo di comprendere l’impegno costante per un settore così strategico del nostro Paese e dell’Europa. Nell’ambito della...

L’acqua

L’acqua vuol dire vita e quindi è un bene primario. Senza fare polemiche è ben rappresentare che la rete idrica del nostro paese a dir...

Comunità Energetica

Il Clean Energy for Europe Package è basato su una proposta della Commissione Europea del Novembre 2016 e definisce gli obiettivi e la strategia...

Vuoi avere le notizie aggiornate ogni mercoledi?

Iscriviti alla newsletter

LinkedIn
LinkedIn
Share