Gli effetti degli schermi sullo sviluppo dei bambini

Uno studio rivela che il troppo tempo trascorso davanti agli schermi inibisce lo sviluppo delle abilità di base. Lo dimostrano gli screening test evolutivi posti ai bambini tra i 2 e i 5 anni, quelli che trascorrono più tempo davanti agli schermi dei loro dispositivi mobile raggiungono punteggi più bassi.

La spiegazione apparente è che i bambini che stanno davanti ad uno schermo in quel lasso di tempo non parlano, non interagiscono a livello relazione, non camminano e non giocano e se lo fanno ciò non avviene in modo relazionale, più tempo tolgono ad ognuna di queste attività, meno sono propensi a sviluppare le abilità di base.

Lo studio è stato condotto dagli psicologi dell’Università di Calgary ed è stato pubblicato in queste ore nel JAMA journal Pediatrics. La ricerca analizza lo sviluppo e studia gli effetti del tempo trascorso davanti allo schermo di un campione di bambini che va da 24, 36 a 60 mesi. Sono stati riportati il tempo medio sullo schermo e compilati dei questionari standard sulle abilità motorie e comunicative dei bambini ed è apparsa una correlazione piuttosto diretta nei risultati: un tempo di screening maggiore a 24 mesi è stato associato a prestazioni peggiori nei test di screening dello sviluppo a 36 mesi e, analogamente, un tempo di screening maggiore a 36 mesi è stato associato a punteggi più basso nei test di screening dello sviluppo a 60 mesi. Importante sottolineare che questa risultante non ha cuna relazione bidirezionale o ambivalente, i bambini che trascorrono più tempo sugli schermi hanno punteggi più bassi, ma bambini con un punteggio più basso non necessariamente stanno più tempo sugli schermi.

Ciò rafforza l’ipotesi che il tempo sugli schermi porta a punteggi più bassi invece dell’ipotesi che vi sia un’altra variabile sconosciuta, o di altre variabili che correlano entrambe. “Molte delle stimolazioni positive che aiutano i bambini con il loro sviluppo fisico e cognitivo provengono dalle interazioni con chi si prende cura di loro” riporta in un comunicato ufficiale l’Università di Calgary. ”Quando sono davanti ai loro schermi, queste importanti interazioni genitore-figlio non avvengono”, e non solo quelli come esplica lo studio in dettaglio.

“Quando i bambini piccoli stanno osservando gli schermi, possono mancare importanti opportunità di praticare e padroneggiare le abilità interpersonali, motorie e comunicative. Ad esempio, quando i bambini osservano gli schermi senza un componente interattivo o fisico, sono più sedentari e, di conseguenza, non praticano grandi capacità motorie, come camminare e correre, il che a sua volta può ritardare lo sviluppo in quest’area. Gli schermi possono anche interrompere le interazioni con chi si prende cura di loro limitando le opportunità di scambi sociali verbali e non verbali, che sono essenziali per favorire una crescita e uno sviluppo ottimali”.

In età molto precoce è difficile negare che il tempo di un bambino venga speso meglio in attività attraverso le quali si sviluppano le loro abilità di base. I bambini nello studio maturavano una media di 2-3 ore di tempo trascorso sugli schermi al giorno.

Ora non è che il tempo dello schermo sia intrinsecamente cattivo, ma rischia di sostituire le "interazioni genitore-bambino che hanno una qualità fondamentale per il loro sviluppo, che sono così importanti in questo periodo di sviluppo. La soluzione quindi non è necessariamente meno schermi, ma più tempo trascorso al meglio con il bambino.

Sicuramente ci sono ottimi modi per integrare i contenuti basati su schermo con il gioco ordinario, e in effetti molte aziende si stanno impegnando in questa possibilità. Come afferma TechCrunch, giocare ad un gioco su schermo non dovrebbe influire negativamente sulla comunicazione e sulle doti relazionali e collaborative di un bambino. L’importante è che il genitore o chi per lui sappia porre più attenzione al tempo e al come il bambino interagisce con i tanti dispositivi.

Fonte: TechCrunch

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