La rivoluzione: democrazia e cambiamento

“La strategia del Front National può portare alla guerra civile!” Questa la dichiarazione del premier francese Manuel Valls esternata a due giorni dal ballottaggio per il secondo turno delle regionali francesi con la Le Pen. Nonostante il contraddittorio dei parallelismi con i concetti di “rivoluzione”, soprattutto se si pensa alla storia francese, si sono palesati nel pensiero di più di qualcuno.

Vanno fatte alcune riflessioni, andando a ritroso: inizialmente la parola “rivoluzione” veniva usata nell’ambito astrologico/astronomico per indicare il moto ciclico dei cieli e dei pianeti. Fu nel ‘700 illuminista che il termine “rivoluzione” mutò significato. Esteso al campo politico, passò ad indicare non più una trasformazione ciclica, un perenne ritorno o ripetizione, ma bensì un brusco cambiamento. Il concetto fu ripreso dai rivolgimenti politici verificatisi in Inghilterra nel ventennio 1640-1660 e nel 1688 e fu consacrato definitivamente dalla Rivoluzione Francese.

Valls agendo in questo modo, a livello di comunicazione politica, ha dato un naturale vantaggio a Marine Le Pen, i risultati puntualmente ne hanno dato conferma. Quest’ultima a proposito del leader del partito socialista ha detto: “Credo che […] abbia concluso la campagna elettorale in modo vergognoso e violento”.

La rivoluzione politica si realizza quando si verifica un cambiamento epocale che modifica l’asse strutturale di una società, riportando l’equilibrio solo e soltanto dopo che si sono verificate delle trasformazioni impensabili fino a poco prima. Valls ha mostrato poco senso politico e rispetto delle istituzioni, ma non è solo. Gli italiani non attenti hanno “abboccato” con Prodi, Bersani, Monti, Berlusconi, Letta, Renzi, etc. I conti con le rivoluzioni si fanno dopo: non esistono rivoluzioni abortite, rivoluzioni a metà, rivoluzioni così così. O la rivoluzione c’è o non c’è. Le rivoluzioni si possono anche esportare, mai imporre.

L’Europa, almeno nella politica,  mostra di non essere matura e responsabile, si continua ancora a predicare inutilmente e inspiegabilmente il paradigma del “se vinco io va tutto bene, se vinci tu va tutto male”.  

Nel mentre in Polonia in molti hanno sfilato per protesta contro il partito di destra attualmente al governo: Diritto e Giustizia (PIS). A Varsavia anche il famoso elettricista Premio Nobel per la pace Lech Walesa, tra i partecipanti anche molti ex dissidenti del periodo comunista un tempo attivi in Solidarnosc. Il Premio Nobel anch’egli come accade in Francia ha evocato il rischio di una guerra civile. Lech Walesa però dimentica l’autonomia dei tre poteri: esecutivo, legislativo e giudiziario. L’attuale governo polacco è al potere da "ben" 1 mese. Ricordo a me stesso, che democrazia deriva dal greco démos: popolo, e cràtos: potere. Etimologicamente significa “governo del popolo”, ovvero sistema di governo in cui la sovranità è esercitata, direttamente o indirettamente, dall’insieme dei cittadini che ricorrono ad una nazione.

Cari concittadini italiani riflettiamo sugli errori di altri ed approfondiamo un concetto tanto usato e poco conosciuto: cos’è la democrazia? Un quesito base per un paese che vuole crescere e che vuole “a parole” il cambiamento.

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