One Billion Rising: un evento in difesa delle donne

One Billion Rising è stato un evento planetario, unico nel suo genere ed organizzato attraverso le potenzialità della rete Internet e dei Social Network, dove nel Giorno di San Valentino il 14 febbraio 2013, 15° anniversario del V-Day, tutte le donne e le persone che le amano (!) si sono ritrovate in piazza per uscire, danzare, alzarsi in piedi e chiedere a gran voce la fine della violenza sulle donne. Le Nazioni Unite infatti hanno detto che una donna su tre nel mondo subisce violenza di qualche tipo almeno una volta nella vita: la manifestazione si chiama così perché “one billion”, un miliardo, sarebbe proprio il numero delle donne che hanno subito violenza almeno una volta nella vita!

Quando si parla di violenza sulle donne, spesso il pensiero corre alle migliaia di campagne che sono state realizzate, senza che nulle cambiasse e senza che questa piaga accennasse a risolversi. One Billion Rising è stata un’iniziativa diversa rispetto a quelle che abbiamo visto fin qui e di portata sicuramente storica, perché aveva un obiettivo davvero ambizioso che è stato centrato: raggiungere un miliardo di persone.

L’evento è stato ideato ed organizzato da Eve Ensler, autrice del dirompente “I monologhi della vagina”, attivista e fondatrice del V-Day, che ha voluto lanciare la campagna One Billion Rising (http://onebillionrising.org/) per contribuire alla creazione di una coscienza planetaria del fatto che una donna su tre sul pianeta è stata o sarà abusata o stuprata. Fredde statistiche che non rendono l’idea di una questione che riguarda TUTTI, uomini e donne, nessuno escluso. Dall’India, passando per il Medio Oriente, fino all’Italia, gli Stati Uniti fino alla Groenlandia e ritorno, le donne sono oggetto di violenza ovunque. “Un miliardo di donne violate è un’atrocità” sostiene Ensler, “un miliardo di donne che ballano è una rivoluzione. Ballare significa libertà del corpo, della mente e dell’anima. È un atto celebrativo di ribellione, in antitesi con le forme oppressive delle costrizioni patriarcali”.

La drammaturga statunitense Eve Ensler, già premiata nel 1997 con un Obie Award per l’opera “I monologhi della vagina” e il suo movimento “V-Day” – fondato nel 1998, dopo che I Monologhi della Ensler erano stati portati in scena a Broadway (con Susan Sarandon, Glenn Close, Melanie Griffith e Winona Ryder), a Londra (con Kate Winslet e Cate Blanchett) e in altre città europee- ogni anno organizzano più di 1500 eventi in circa 140 paesi del mondo: tra questi ci sono workshop, rappresentazioni teatrali e incontri con diverse comunità locali.

Nel 2003 una delegazione del V-Day ha fatto visita ad alcuni paesi arabi (Palestina, Egitto e Giordania) e l’anno successivo si è diretta in India. Il V-Day ha raccolto dei fondi per istituire delle strutture apposite per le donne vittime di violenze in Iraq e in Egitto, e ha avviato una campagna nazionale di sensibilizzazione in Afghanistan. Secondo Eve Ensler il V-Day ha infranto consapevolmente diversi tabù negli ultimi 15 anni: ha permesso di citare la parola “vagina” in 50 lingue e 140 paesi diversi, ha raccontato e diffuso moltissime storie di violenze contro le donne, ha sostenuto l’attività di attivisti in giro per il mondo e ha ottenuto di cambiare alcune leggi che non garantivano degli standard minimi per la sicurezza delle donne.

L’iniziativa ha riscosso grande curiosità e attenzione da parte dei media di tutto il mondo anche attraverso un sapiente uso della rete e dei social network. Dal sito ufficiale dell’iniziativa (http://onebillionrising.org/) è stato infatti possibile trovare tutti i luoghi in cui si tenevano le manifestazioni: tra gli altri, sono state coinvolte 7000 isole delle Filippine, 50 città della Turchia, e migliaia di manifestazioni in tutta Europa (100 in Italia, 135 nel Regno Unito), negli Stati Uniti e in Asia. Le manifestazioni sono state molto diverse da paese a paese, secondo le tradizioni e le sensibilità nazionali. Così un miliardo di donne e uomini di 189 paesi del mondo hanno testimoniato, ballato e urlato insieme in nome di una nuova coscienza condivisa e della solidarietà, protestando contro lo scandalo di questa violenza e celebrando la volontà di mettervi fine

Per diffonderla è stato realizzato anche un video dal titolo “Break the Chain” (Rompere le catene) con una bellissima canzone scritta per l’occorrenza dalla stessa Ensler – e un video tutorial caricato già dall’8 gennaio 2013 su Youtube in preparazione al flash mob planetario, così da permettere a tutti i partecipanti di imparare in anticipo la coreografia della danza più importante delle manifestazioni.

Migliaia di organizzazioni in tutto il mondo hanno aderito: da Amnesty International a Equality Now, e testimonial d’eccezione hanno supportano la campagna: oltre Robert Redford, Yoko Ono, Naomi Klein, Jane Fonda, Laura Pausini, è arrivata negli ultimi mesi l’adesione del Dalai Lama, di Anne Hathaway, di Berenice King (figlia di Martin Luther King) e di Michelle Bachelet, ex Presidente del Cile e oggi responsabile di UN Women.

Anche l’attivista e ambientalista indiana Vandana Shiva ha subito aderito alla campagna denunciando che “la violenza contro le donne si è intensificata divenendo più pervasiva nel passato recente. Ha assunto forme più brutali, come nella morte della vittima dello stupro di gruppo di Delhi, o numeri più sconvolgenti, come le 113 donne uccise in Italia in meno di un anno. Lo stupro della Terra e lo stupro delle donne sono intimamente connessi.”

Il coordinamento della campagna è stato curato dal comitato del V-Day Modena, ma hanno aderito molti movimenti italiani come il movimento Se Non Ora Quando?, Emergency, G.i.U.L.i.A., l’UDI, la CGIL Toscana, ACTION AID, NO MORE.

A Roma diverse associazioni, artisti e gruppi, hanno organizzato flash mob in luoghi come Piazza del Popolo, Colosseo, Ponte Sisto, Ponte Milvio, Via del Boschetto e Campo de’ Fiori, per poi concludere con una grande festa danzante alla Casa Internazionale delle Donne di Via della Lungara 9.

Il 14 febbraio è stato anche il giorno in cui è uscito il libro “Questo non è amore” (edizioni Marsilio) il libro della 27esima ora, realizzato dopo l’inchiesta a puntate uscita sulle pagine del Corriere della Sera, contenente venti storie di violenza domestica che possono davvero capitare a chiunque.

In sintesi, ONE BILLION RISING è stato:

– uno sciopero globale;

– un invito a danzare;

– una chiamata planetaria per dire basta allo stupro, al femminicidio e alla cultura di possesso;

– un atto di solidarietà che dimostra l’unità delle donne nella lotta e il loro potere in termini numerici;

– il rifiuto netto della violenza verbale e fisica in tutte le relazioni;

– un nuovo modo di essere e di vivere.

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