In questi giorni stanno emergendo diversi argomenti che toccano l’innovazione, la tecnologia e la privacy. Il dibattito è aperto e riguarda la complessa questione tra diritto alla riservatezza, dati personali e diritto alla salute.
Molti scienziati, epidemiologi, virologi stanno contribuendo, con le loro esperienze professionali, a condividere informazioni sul Covid-19. Vi sono indicazioni su quali azioni adottare per arginare il coronavirus: rispettare la distanza, fare tamponi, test sierologici, utilizzare la mascherina, lavarsi le mani e mai come in questo periodo i mezzi di comunicazione hanno un ruolo chiave per divulgare in modo appropriato, comprensibile e lineare, quanto più possibile, gli aspetti che stanno caratterizzando questa epidemia. Ma purtroppo, anche tra gli esperti stessi, vi sono dei contrasti. Tuttavia, per non incorrere in errore, si cita l’OMS– l’Organizzazione Mondiale della Sanità- e ogni tanto richiamare gli esempi di Cina e Corea del Sud.
La nostra Europa dovrebbe dare indicazioni attraverso un modello europeo, nel rispetto delle norme vigenti. Abbiamo riscontrato la fragilità del Paese e l’impreparazione nel fronteggiare una situazione anomala e inedita che stiamo vivendo. Nondimeno, l’utilizzo dei dati delle persone contagiate potrebbe servire per adottare una strategia vincente abbinandoli a dati che hanno provenienza diversa. Questo potrebbe aiutare a costruire degli “algoritmi” per la localizzazione dei contagi.
Anche la SI-IES ha voluto dare il suo contributo in questa prova attraverso la proposta di una App, presentata al Ministero dell’Innovazione tecnologica e digitalizzazione, per monitorare l’andamento dei contagi. La sfida rientra nel dibattito citato all’inizio dell’articolo, ovvero sulle modalità di raccolta dei dati e su come elaborarli. È utile comprendere come distinguere l’uso dei dati anonimi e aggregarli ai dati personali al fine di vedere gli spostamenti dei cittadini e gli operatori di TLC stanno dando un contributo essenziale. Inoltre, per la raccolta dei dati si è parlato di molti altri strumenti, a noi noti, come le telecamere di sorveglianza, il pos e le carte di credito.
Vi sono diverse riflessioni da fare, a partire dal numero dei dati elaborati sul dispositivo e quanti vengono gestiti centralmente; dove vengono conservati e chi può accedere; per quanto tempo e, se possibile, sapere a quale fine. Ecco perché è necessario sapere come utilizzare tali strumenti nel rispetto delle norme, consapevoli che la tecnologia ci aiuta molto. Utile sarebbe parlare chiaro e far capire ai cittadini qual è il ruolo dell’innovazione tecnologica e rassicurarli sulla gestione dei dati personali.